I PRONOMI PERSONALI
I pronomi personali sono parole che permettono di identificare le persone che compiono le azioni verbali. Li hai già visti in una lezione precedente:
Questi pronomi, però, hanno diverse forme:
persona
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1ª forma del pronome
(pronome soggetto)
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2ª forma del pronome
(pronome complemento)
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3ª forma del pronome
(pronome complemento)
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1ª persona singolare
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io
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me
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mi
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2ª persona singolare
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tu
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te
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ti
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3ª persona singolare
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Masch egli, lui, esso
Fem ella, lei, essa
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sé, ciò
sé
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lo, gli, ne, si
la, le, ne, si
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1ª persona plurale
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noi
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noi
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ci
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2ª persona plurale
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voi
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voi
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vi
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3ª persona plurale
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Masch loro, essi
Fem loro, esse
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loro, essi, sé
loro, esse, sé
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li, ne, si
le, ne, si
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Questo schema dei pronomi personali è difficile anche per un italiano (molti italiani, anche adulti, non lo conoscono), perciò questo è solo un tentativo per far capire a un alunno straniero come si usano i pronomi.
IL PRONOME SOGGETTO:
Io preparo la pizza
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Tu giochi a tennis
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Lui scia sulla neve
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Lei annaffia i fiori
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Noi peschiamo nel fiume
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Voi giocate a carte
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Loro suonano a teatro
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IL PRONOME COMPLEMENTO:
A me piace la pizza
si può dire anche
Mi piace la pizza
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A te piace il tennis
si può dire anche
Ti piace il tennis
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A lui piace lo sci
si può dire anche
Gli piace lo sci
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A lei piacciono i fiori
si può dire anche
Le piacciono i fiori
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A noi piace pescare
si può dire anche
Ci piace pescare
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A voi piace giocare a carte
si può dire anche
Vi piace giocare a carte
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Loro suonano e il pubblico li applaude
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IL CASO DEI PRONOMI CON I VERBI RIFLESSIVI:
I verbi riflessivi sono quelli in cui qualcuno fa qualcosa su stesso (per esempio lavarsi, asciugarsi, pettinarsi ecc…)
Io mi lavo
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Tu ti asciughi
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Lei si pettina
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Noi ci divertiamo
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Voi vi fotografate
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Loro si allenano
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L’USO DEI PRONOMI PERSONALI
L’uso dei pronomi personali di 1ª e 2 ª persona singolare e
plurale, nella funzione di complemento, è piuttosto semplice.
Osserva questi esempi:
- Mi serve un martello (o anche: A me serve un martello)
- La banca ti ha inviato un avviso (o anche: La banca ha
inviato un avviso a te)
- Questa cosa ci interessa (o anche: Questa cosa interessa a
noi)
- Lo spettacolo vi è piaciuto? (o anche: A voi è piaciuto lo
spettacolo?)
Se io conosco i pronomi me
– mi – te – ti – ci – vi, non è particolarmente difficile usarli e comprenderli
se li trovo in una frase.
Le cose sono un po’ più difficili con i pronomi di 3ª
persona, sia singolari sia plurali.
Anche nella funzione di soggetto essi hanno delle
particolarità:
- egli e lui indicano un essere umano maschile
- ella e lei indicano un essere umano femminile
- esso indica un
animale o una cosa maschile
- essa indica un
animale o una cosa femminile
- loro indica
indifferentemente persone, animali o cose maschili o femminili
- essi indica
persone, animali o cose maschili
- esse indica
persone, animali o cose femminili
Osserva questi esempi:
1- Luciano ha 12 anni; egli (o lui) è un brasiliano di
origini italiane.
2- Paola lavora a Treviso; ella (o lei) è sposata con
Osvaldo.
3- Il mio zaino si è rotto; del resto esso era molto vecchio.
4- L’albicocca è un frutto molto ricco di azoto; essa si
trova in commercio fresca o essiccata.
5- Tutti gli alunni sono stati puniti, perché loro non si
sono comportati bene.
6- Gli Egizi furono un grande popolo dell'antichità; essi hanno costruito le piramidi.
7- Le balene non sono pesci, bensì mammiferi; esse sono
quasi in via d’estinzione.
ESERCIZIO:
Completa con il pronome di 3ª persona adatto le frasi
seguenti:
1- Le rose sono dei fiori bellissimi: ________________
fioriscono da maggio in poi.
2- Mio papà pesa 95 chili, infatti ________________ è molto
grosso.
3- Ho comperato uno zaino nuovo; _______________ mi è
costato parecchio.
4- Alcuni imperatori romani sono noti per le loro
stravaganze; secondo gli storici, ____________ soffrivano di qualche disturbo
mentale.
5- La carta riciclata è meno bella, però _________________
permette di distruggere meno foreste.
6- Carlo e Giovanna sono andati a Venezia, però
________________ non sono entrati a San Marco.
7- Lo zio di Osvaldo faceva il medico, ma ora _____________
è in pensione.
8- La regina Elisabetta I regnò per molti anni: ____________
ha dato il suo nome a un’epoca intera.
9- Le guerre sono orribili, però _________________ scoppiano
in continuazione.
10- Le margherite e i giacinti sono fiori semplici; però
________________ sono molto belli.
I pronomi di 3ª persona nella funzione di complemento sono
ancora più complessi. Intanto vediamo quali sono:
lo, gli, ne, sé, si, ciò (maschili, singolari; significano
lui); la, le, ne, sé, si (femminili, singolari; significano lei);
li, ne, sé, si, loro, essi (maschili, plurali) le, ne, sé, si,
loro, esse (femminili, plurali; tutti quanti significano loro).
Osserva gli esempi:
1- Ho visto Marco e gli
ho detto che lo aspetti a casa tua.
Questa frase significa:
Ho visto Marco e
ho detto a lui che tu aspetti lui a casa tua.
2- Ho telefonato a Paola e le ho detto che la
voglio aiutare per il suo problema.
Questa frase significa:
Ho telefonato a
Paola e ho detto a lei che io voglio
aiutare lei per il suo problema.
3- Che buona questa torta: ne voglio ancora!
Questa frase significa:
Che buona questa
torta: voglio ancora di essa!
4- Ho incontrato Osvaldo: si domandava dove sei andato.
Questa frase significa:
Ho incontrato
Osvaldo: domandava a lui stesso dove
sei andato.
5- Osvaldo mi è molto antipatico, perché è pieno di sé.
Questa frase significa:
Osvaldo mi è
antipatico, perché è pieno di lui stesso.
6- Ho incontrato i miei amici delle elementari e li ho abbracciati tutti.
Questa frase significa:
Ho incontrato i
miei amici delle elementari e ho abbracciato tutti loro.
7- Ho ascoltato le canzoni del Festival di Sanremo e le ho trovate bruttissime.
Questa frase significa:
Ho ascoltato le canzoni
del Festival di Sanremo e ho trovato loro
bruttissime.
È piuttosto frequente che i pronomi di 3ª persona si
uniscano a due a due in una forma particolare:
gli + lo = glielo [significa a lui/lei/loro + esso]
gli + la = gliela [significa a lui/lei/loro + essa]
gli + li = glieli [significa a lui/lei + essi]
gli + le = gliele [significa a lui/lei + esse]
Per capire osserva i seguenti esempi:
1- Non ho spedito il regalo a Roberto, ma glielo ho dato personalmente.
Questa frase significa:
Non ho spedito il
regalo a Roberto, ma ho dato esso a lui personalmente.
2- Comprerò una borsa per Paola e gliela regalerò per il suo compleanno.
Questa frase significa:
Comprerò una borsa
per Paola e regalerò essa a lei per il suo compleanno.
3- Ecco i documenti richiesti; glieli invierò tramite mail.
Questa frase significa:
Ecco i documenti
richiesti; invierò essi a lei tramite mail.
4- Sono arrivate le signore francesi; permetta che gliele presenti.
Questa frase significa:
Sono arrivate le
signore francesi; permetta che presenti esse a lei.
ESERCIZIO 1:
Scrivi nella riga il significato delle frasi seguenti:
Questi dolci sono ottimi: glieli raccomando.
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Ho detto una bugia ai miei genitori; non glielo dire!
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È arrivata la documentazione: gliela porto subito.
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ESERCIZIO 2:
Leggi le seguenti favole di Esopo: in ciascuna ci sono
alcuni pronomi personali; sottolineali e indica a quale nome si riferiscono (sono
già indicati quanti sono i pronomi da trovare).
LA VOLPE E LA PANTERA
Una volpe e una pantera si contendevano
la palma della bellezza. Siccome la pantera continuava a magnificare la
flessuosità delle proprie membra, la volpe prese la parola ed esclamò: «Quanto
sono più bella di te, io che ho agile non il corpo, ma la mente!».
La favola dimostra che le doti
dell’ingegno sono superiori alla bellezza fisica.
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IL LEONE E LA RANA
Un leone udì il gracidare di una
rana e a quel suono si volse, credendo si trattasse di un animale di grossa
taglia. Ma, quando dopo una breve attesa vide la rana venir fuori dallo stagno,
le si avvicinò e la pestò dicendo: «Come! sei tanto piccola e gridi tanto
forte?».
La favola è adatta per quei
chiacchieroni capaci soltanto di cianciare.
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LA CICALA E LE FORMICHE
Si era d’inverno e le formiche
facevano asciugare il grano bagnato, quando si presentò da loro una cicala
affamata a chiedere qualcosa da mangiare. Le formiche le domandarono: «Perché
non hai ammassato anche tu delle provviste durante l’estate?». «Non ne avevo il
tempo» rispose la cicala, «perché levavo il mio canto melodioso». Allora le
formiche scoppiarono a ridere ed esclamarono: «Se d’estate hai suonato,
d’inverno balla!».
La favola dimostra che non
bisogna mai essere indolenti, per non trovarsi poi esposti a sofferenze e
pericoli.
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LA VOLPE E L’UVA
Una volpe affamata scorse alcuni
grappoli d’uva che pendevano da una vite e volle afferrarli. Ma non riuscì a
raggiungerli e, mentre si allontanava, commentò tra sé. “Non sono mica
maturi!”.
Così anche tra gli uomini alcuni,
se per la loro incapacità non possono arrivare alla meta, ne danno la colpa
alle circostanze.
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IL LEONE INVECCHIATO E LA VOLPE
Un leone, che era diventato
vecchio e non era più in grado di procurarsi il cibo con la forza, comprese di
doverlo fare con l’astuzia. Entrò dunque in una grotta e vi si sdraiò, fingendo
di essere ammalato: così, man mano che gli animali venivano a fargli visita, li
catturava per mangiarseli. Quando il leone aveva già fatto molte vittime, una
volpe, che aveva intuito il suo inganno, andò a trovarlo, ma si fermò a
rispettosa distanza dalla caverna e di là gli domandò come si sentiva. «Male»
rispose il leone, e le chiese per quale ragione non entrasse. «Sarei venuta
dentro» disse la volpe «se non avessi visto le orme di molti che si dirigono
verso l’interno, ma di nessuno che esce».
Così gli uomini saggi da vari
indizi prevedono i pericoli e riescono a evitarli.
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LA VOLPE CHE NON AVEVA MAI VISTO
UN LEONE
Una volpe, che non aveva mai
visto un leone, quando per caso ne incontrò uno, al primo sguardo restò così
profondamente turbata che per poco non morì. Imbattutasi in lui una seconda
volta, ne fu spaventata, ma non tanto come la prima. E quando lo vide per la
terza volta fu così audace da avvicinarglisi addirittura per scambiare qualche
parola con lui.
La favola dimostra che
l’abitudine ridimensiona anche ciò che incute spavento.
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L’UOMO CHE RACCOGLIEVA LEGNA ED
ERMES
Un uomo che raccoglieva legna
presso un fiume perse nell’acqua la propria scure e, privo di risorse, si
sedette sulla riva a piangere. Ermes, una volta saputo il motivo di quelle
lacrime, ebbe compassione di lui. Si immerse perciò nel fiume e, riapparso con
una scure d’oro, gli chiese se era quella che aveva perduto. «No, non è questa»
rispose l’uomo ed Ermes, tuffatosi di nuovo, portò su una scure d’argento.
«Neanche questa è la mia» disse l’uomo e il dio si immerse per la terza volta,
riportando a galla la sua scure. «Questa è davvero quella che ho perduto!»
esclamò l’uomo. Ma Ermes, che aveva apprezzato la sua onestà, gliele donò
tutte. Quello allora si recò dai suoi compagni e raccontò minutamente
l’accaduto. Uno di loro, deciso a ottenere altrettanto, andò sulla riva del
fiume, gettò apposta in acqua la propria ascia e si sedette a piangere. Anche a
lui apparve Ermes, il quale, appresa la ragione del suo pianto, ugualmente si
tuffò e portò su un’ascia d’oro, chiedendogli se fosse quella perduta da lui.
«Sì, certo, è questa!» esclamò l’uomo con gioia. Al che il dio, inorridito di
fronte a una tale sfrontatezza, non solo si tenne l’ascia d’oro, ma non gli
restituì neppure la sua.
La favola dimostra che la
divinità è tanto ostile verso gli ingiusti quanto è benevola con i giusti.
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I VIANDANTI E L’ORSO
Due amici facevano la stessa
strada quando si parò davanti a loro un orso: uno di essi, battendolo sul
tempo, salì su un albero e vi si tenne nascosto; l’altro, invece, che stava per
cadere nelle sue grinfie, si lasciò scivolare a terra, fingendosi morto. L’orso
allora gli si accostò con il muso e lo fiutò tutt’attorno, ma l’uomo tratteneva
il respiro, perché dicono che gli orsi non toccano i cadaveri. Quando l’animale
se ne fu andato, quello che si era nascosto sull’albero scese e domandò al suo
compagno che cosa gli avesse detto l’orso all’orecchio. E l’altro: «Di non
viaggiare più, in avvenire, con amici che non rimangono accanto nel momento del
pericolo».
La favola dimostra che le
disgrazie mettono alla prova la sincerità degli amici.
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IL LEONE E IL TORO
Un leone, che meditava la rovina
di un toro enorme, decise di prendere il sopravvento su di lui con l’inganno.
Perciò gli disse che aveva sacrificato una pecora e lo invitò al banchetto, con
l’intento di ucciderlo mentre era disteso a tavola. Il toro si recò da lui e,
vedendo molti bracieri e grossi spiedi, ma nemmeno l’ombra di una pecora, senza
dire una parola fece per andarsene. Il leone lo rimproverò e gli chiese perché
si allontanasse in silenzio, senza che gli fosse stato fatto niente di male.
«Ho le mie buone ragioni per andar via» rispose l’altro. «Vedo infatti dei
preparativi adatti non a una pecora, ma a un toro».
La favola dimostra che agli
uomini saggi non sfuggono i tranelli dei malvagi.
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