domenica 16 ottobre 2011

68 - I pronomi personali

I PRONOMI PERSONALI

I pronomi personali sono parole che permettono di identificare le persone che compiono le azioni verbali. Li hai già visti in una lezione precedente:

Questi pronomi, però, hanno diverse forme:

persona
1ª forma del pronome
(pronome soggetto)
2ª forma del pronome
(pronome complemento)
3ª forma del pronome
(pronome complemento)
1ª persona singolare
io
me
mi
2ª persona singolare
tu
te
ti
3ª persona singolare
Masch  egli, lui, esso
Fem ella, lei, essa
sé, ciò
lo, gli, ne, si
la, le, ne, si
1ª persona plurale
noi
noi
ci
2ª persona plurale
voi
voi
vi
3ª persona plurale
Masch loro, essi
Fem loro, esse
loro, essi, sé
loro, esse, sé
li, ne, si
le, ne, si


Questo schema dei pronomi personali è difficile anche per un italiano (molti italiani, anche adulti, non lo conoscono), perciò questo è solo un tentativo per far capire a un alunno straniero come si usano i pronomi.

IL PRONOME SOGGETTO:

Io preparo la pizza
Tu giochi a tennis
Lui scia sulla neve
Lei annaffia i fiori
Noi peschiamo nel fiume
Voi giocate a carte
Loro suonano a teatro


IL PRONOME COMPLEMENTO:

A me piace la pizza

si può dire anche

Mi piace la pizza
A te piace il tennis

si può dire anche

Ti piace il tennis

A lui piace lo sci

si può dire anche

Gli piace lo sci
A lei piacciono i fiori

si può dire anche

Le piacciono i fiori
A noi piace pescare

si può dire anche

Ci piace pescare
A voi piace giocare a carte

si può dire anche

Vi piace giocare a carte
Loro suonano e il pubblico li applaude


IL CASO DEI PRONOMI CON I VERBI RIFLESSIVI:
I verbi riflessivi sono quelli in cui qualcuno fa qualcosa su stesso (per esempio lavarsi, asciugarsi, pettinarsi ecc…)

Io mi lavo
Tu ti asciughi
Lei si pettina
Noi ci divertiamo
Voi vi fotografate
Loro si allenano

L’USO DEI PRONOMI PERSONALI

L’uso dei pronomi personali di 1ª e 2 ª persona singolare e plurale, nella funzione di complemento, è piuttosto semplice.
Osserva questi esempi:
- Mi serve un martello (o anche: A me serve un martello)
- La banca ti ha inviato un avviso (o anche: La banca ha inviato un avviso a te)
- Questa cosa ci interessa (o anche: Questa cosa interessa a noi)
- Lo spettacolo vi è piaciuto? (o anche: A voi è piaciuto lo spettacolo?)

Se io conosco i pronomi me – mi – te – ti – ci – vi, non è particolarmente difficile usarli e comprenderli se li trovo in una frase.

Le cose sono un po’ più difficili con i pronomi di 3ª persona, sia singolari sia plurali.
Anche nella funzione di soggetto essi hanno delle particolarità:
- egli e lui indicano un essere umano maschile
- ella e lei indicano un essere umano femminile
- esso indica un animale o una cosa maschile
- essa indica un animale o una cosa femminile
- loro indica indifferentemente persone, animali o cose maschili o femminili
- essi indica persone, animali o cose maschili
- esse indica persone, animali o cose femminili

Osserva questi esempi:
1- Luciano ha 12 anni; egli (o lui) è un brasiliano di origini italiane.
2- Paola lavora a Treviso; ella (o lei) è sposata con Osvaldo.
3- Il mio zaino si è rotto; del resto esso era molto vecchio.
4- L’albicocca è un frutto molto ricco di azoto; essa si trova in commercio fresca o essiccata.
5- Tutti gli alunni sono stati puniti, perché loro non si sono comportati bene.
6- Gli Egizi furono un grande popolo dell'antichità; essi hanno costruito le piramidi.
7- Le balene non sono pesci, bensì mammiferi; esse sono quasi in via d’estinzione.

ESERCIZIO:
Completa con il pronome di 3ª persona adatto le frasi seguenti:
1- Le rose sono dei fiori bellissimi: ________________ fioriscono da maggio in poi.
2- Mio papà pesa 95 chili, infatti ________________ è molto grosso.
3- Ho comperato uno zaino nuovo; _______________ mi è costato parecchio.
4- Alcuni imperatori romani sono noti per le loro stravaganze; secondo gli storici, ____________ soffrivano di qualche disturbo mentale.
5- La carta riciclata è meno bella, però _________________ permette di distruggere meno foreste.
6- Carlo e Giovanna sono andati a Venezia, però ________________ non sono entrati a San Marco.
7- Lo zio di Osvaldo faceva il medico, ma ora _____________ è in pensione.
8- La regina Elisabetta I regnò per molti anni: ____________ ha dato il suo nome a un’epoca intera.
9- Le guerre sono orribili, però _________________ scoppiano in continuazione.
10- Le margherite e i giacinti sono fiori semplici; però ________________ sono molto belli.

I pronomi di 3ª persona nella funzione di complemento sono ancora più complessi. Intanto vediamo quali sono:
lo, gli, ne, sé, si, ciò (maschili, singolari; significano lui); la, le, ne, sé, si (femminili, singolari; significano lei);
li, ne, sé, si, loro, essi (maschili, plurali) le, ne, sé, si, loro, esse (femminili, plurali; tutti quanti significano loro).
Osserva gli esempi:
1- Ho visto Marco e gli ho detto che lo aspetti a casa tua.
    Questa frase significa:
    Ho visto Marco e ho detto a lui che tu aspetti lui a casa tua.
2- Ho telefonato a Paola e le ho detto che la voglio aiutare per il suo problema.
    Questa frase significa:
    Ho telefonato a Paola e ho detto a lei che io voglio aiutare lei per il suo problema.
3- Che buona questa torta: ne voglio ancora!
    Questa frase significa:
    Che buona questa torta: voglio ancora di essa!
4- Ho incontrato Osvaldo: si domandava dove sei andato.
    Questa frase significa:
    Ho incontrato Osvaldo: domandava a lui stesso dove sei andato.
5- Osvaldo mi è molto antipatico, perché è pieno di .
    Questa frase significa:
    Osvaldo mi è antipatico, perché è pieno di lui stesso.
6- Ho incontrato i miei amici delle elementari e li ho abbracciati tutti.
    Questa frase significa:
    Ho incontrato i miei amici delle elementari e ho abbracciato tutti loro.
7- Ho ascoltato le canzoni del Festival di Sanremo e le ho trovate bruttissime.
    Questa frase significa:
    Ho ascoltato le canzoni del Festival di Sanremo e ho trovato loro bruttissime.

È piuttosto frequente che i pronomi di 3ª persona si uniscano a due a due in una forma particolare:
gli + lo = glielo [significa a lui/lei/loro + esso]
gli + la = gliela [significa a lui/lei/loro + essa]
gli + li = glieli [significa a lui/lei + essi]
gli + le = gliele [significa a lui/lei + esse]
Per capire osserva i seguenti esempi:
1- Non ho spedito il regalo a Roberto, ma glielo ho dato personalmente.
    Questa frase significa:
    Non ho spedito il regalo a Roberto, ma ho dato esso a lui personalmente.
2- Comprerò una borsa per Paola e gliela regalerò per il suo compleanno.
    Questa frase significa:
    Comprerò una borsa per Paola e regalerò essa a lei per il suo compleanno.
3- Ecco i documenti richiesti; glieli invierò tramite mail.
    Questa frase significa:
    Ecco i documenti richiesti; invierò essi a lei tramite mail.
4- Sono arrivate le signore francesi; permetta che gliele presenti.
    Questa frase significa:
    Sono arrivate le signore francesi; permetta che presenti esse a lei.

ESERCIZIO 1:
Scrivi nella riga il significato delle frasi seguenti:
Questi dolci sono ottimi: glieli raccomando.
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Ho detto una bugia ai miei genitori; non glielo dire!
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È arrivata la documentazione: gliela porto subito.
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ESERCIZIO 2:
Leggi le seguenti favole di Esopo: in ciascuna ci sono alcuni pronomi personali; sottolineali e indica a quale nome si riferiscono (sono già indicati quanti sono i pronomi da trovare).

LA VOLPE E LA PANTERA
Una volpe e una pantera si contendevano la palma della bellezza. Siccome la pantera continuava a magnificare la flessuosità delle proprie membra, la volpe prese la parola ed esclamò: «Quanto sono più bella di te, io che ho agile non il corpo, ma la mente!».
La favola dimostra che le doti dell’ingegno sono superiori alla bellezza fisica.
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IL LEONE E LA RANA
Un leone udì il gracidare di una rana e a quel suono si volse, credendo si trattasse di un animale di grossa taglia. Ma, quando dopo una breve attesa vide la rana venir fuori dallo stagno, le si avvicinò e la pestò dicendo: «Come! sei tanto piccola e gridi tanto forte?».
La favola è adatta per quei chiacchieroni capaci soltanto di cianciare.
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LA CICALA E LE FORMICHE
Si era d’inverno e le formiche facevano asciugare il grano bagnato, quando si presentò da loro una cicala affamata a chiedere qualcosa da mangiare. Le formiche le domandarono: «Perché non hai ammassato anche tu delle provviste durante l’estate?». «Non ne avevo il tempo» rispose la cicala, «perché levavo il mio canto melodioso». Allora le formiche scoppiarono a ridere ed esclamarono: «Se d’estate hai suonato, d’inverno balla!».
La favola dimostra che non bisogna mai essere indolenti, per non trovarsi poi esposti a sofferenze e pericoli.
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LA VOLPE E L’UVA
Una volpe affamata scorse alcuni grappoli d’uva che pendevano da una vite e volle afferrarli. Ma non riuscì a raggiungerli e, mentre si allontanava, commentò tra sé. “Non sono mica maturi!”.
Così anche tra gli uomini alcuni, se per la loro incapacità non possono arrivare alla meta, ne danno la colpa alle circostanze.
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IL LEONE INVECCHIATO E LA VOLPE
Un leone, che era diventato vecchio e non era più in grado di procurarsi il cibo con la forza, comprese di doverlo fare con l’astuzia. Entrò dunque in una grotta e vi si sdraiò, fingendo di essere ammalato: così, man mano che gli animali venivano a fargli visita, li catturava per mangiarseli. Quando il leone aveva già fatto molte vittime, una volpe, che aveva intuito il suo inganno, andò a trovarlo, ma si fermò a rispettosa distanza dalla caverna e di là gli domandò come si sentiva. «Male» rispose il leone, e le chiese per quale ragione non entrasse. «Sarei venuta dentro» disse la volpe «se non avessi visto le orme di molti che si dirigono verso l’interno, ma di nessuno che esce».
Così gli uomini saggi da vari indizi prevedono i pericoli e riescono a evitarli.
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LA VOLPE CHE NON AVEVA MAI VISTO UN LEONE
Una volpe, che non aveva mai visto un leone, quando per caso ne incontrò uno, al primo sguardo restò così profondamente turbata che per poco non morì. Imbattutasi in lui una seconda volta, ne fu spaventata, ma non tanto come la prima. E quando lo vide per la terza volta fu così audace da avvicinarglisi addirittura per scambiare qualche parola con lui.
La favola dimostra che l’abitudine ridimensiona anche ciò che incute spavento.
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L’UOMO CHE RACCOGLIEVA LEGNA ED ERMES
Un uomo che raccoglieva legna presso un fiume perse nell’acqua la propria scure e, privo di risorse, si sedette sulla riva a piangere. Ermes, una volta saputo il motivo di quelle lacrime, ebbe compassione di lui. Si immerse perciò nel fiume e, riapparso con una scure d’oro, gli chiese se era quella che aveva perduto. «No, non è questa» rispose l’uomo ed Ermes, tuffatosi di nuovo, portò su una scure d’argento. «Neanche questa è la mia» disse l’uomo e il dio si immerse per la terza volta, riportando a galla la sua scure. «Questa è davvero quella che ho perduto!» esclamò l’uomo. Ma Ermes, che aveva apprezzato la sua onestà, gliele donò tutte. Quello allora si recò dai suoi compagni e raccontò minutamente l’accaduto. Uno di loro, deciso a ottenere altrettanto, andò sulla riva del fiume, gettò apposta in acqua la propria ascia e si sedette a piangere. Anche a lui apparve Ermes, il quale, appresa la ragione del suo pianto, ugualmente si tuffò e portò su un’ascia d’oro, chiedendogli se fosse quella perduta da lui. «Sì, certo, è questa!» esclamò l’uomo con gioia. Al che il dio, inorridito di fronte a una tale sfrontatezza, non solo si tenne l’ascia d’oro, ma non gli restituì neppure la sua.
La favola dimostra che la divinità è tanto ostile verso gli ingiusti quanto è benevola con i giusti.
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I VIANDANTI E L’ORSO
Due amici facevano la stessa strada quando si parò davanti a loro un orso: uno di essi, battendolo sul tempo, salì su un albero e vi si tenne nascosto; l’altro, invece, che stava per cadere nelle sue grinfie, si lasciò scivolare a terra, fingendosi morto. L’orso allora gli si accostò con il muso e lo fiutò tutt’attorno, ma l’uomo tratteneva il respiro, perché dicono che gli orsi non toccano i cadaveri. Quando l’animale se ne fu andato, quello che si era nascosto sull’albero scese e domandò al suo compagno che cosa gli avesse detto l’orso all’orecchio. E l’altro: «Di non viaggiare più, in avvenire, con amici che non rimangono accanto nel momento del pericolo».
La favola dimostra che le disgrazie mettono alla prova la sincerità degli amici.
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IL LEONE E IL TORO

Un leone, che meditava la rovina di un toro enorme, decise di prendere il sopravvento su di lui con l’inganno. Perciò gli disse che aveva sacrificato una pecora e lo invitò al banchetto, con l’intento di ucciderlo mentre era disteso a tavola. Il toro si recò da lui e, vedendo molti bracieri e grossi spiedi, ma nemmeno l’ombra di una pecora, senza dire una parola fece per andarsene. Il leone lo rimproverò e gli chiese perché si allontanasse in silenzio, senza che gli fosse stato fatto niente di male. «Ho le mie buone ragioni per andar via» rispose l’altro. «Vedo infatti dei preparativi adatti non a una pecora, ma a un toro».
La favola dimostra che agli uomini saggi non sfuggono i tranelli dei malvagi.
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