giovedì 27 novembre 2014

210 - Il settore secondario e il paesaggio industriale



IL SETTORE SECONDARIO E IL PAESAGGIO INDUSTRIALE

Il settore secondario comprende due diverse attività – l’artigianato e l’industria – praticate dall’uomo da tempi molto differenti: infatti l’artigianato è nato 5.000 anni fa o anche prima, mentre l’industria è nata solo 250 anni fa.
Cottura della ceramica durante il Neolitico
Lavoro in una fabbrica inglese del XVIII secolo

 L'ARTIGIANATO

L’artigianato è la produzione di oggetti necessari all’uomo (stoffe, vasi, strumenti, eccetera) fatta a mano. Esso veniva praticato anche nell’Età Antica, ma è l’artigianato del Medioevo quello più simile all’artigianato attuale.
Nel Medioevo le città erano piene di botteghe artigiane, dove diversi artigiani producevano con le proprie mani tutto ciò che serviva per vivere: i fabbri costruivano coltelli e forbici, i calzolai fabbricavano scarpe e stivali, i sarti facevano i vestiti su misura per il cliente, i falegnami producevano sedie e mobili di ogni tipo, i vasai fabbricavano vasi e bicchieri, i sellai preparavano le selle per i cavalli, e così via.

Disegno ricostruttivo dell’interno della bottega di un vasaio medievale

Oggi è più difficile trovare botteghe di questo tipo: nelle città e nei paesi europei comunque possiamo trovare ancora il calzolaio che ripara le scarpe, l’arrotino che affila forbici e coltelli, il gioielliere che ripara orologi o che costruisce da sé gioielli di vari tipi, o il barbiere-parrucchiere che taglia i capelli. Di solito però la bottega si è trasformata in laboratorio artigianale, dove si producono oggetti su misura o in piccola serie, oppure dove si fanno riparazioni.
Possiamo così avere il laboratorio del falegname, che produce arredamenti per singoli clienti o per negozi; del fabbro che lavorando il ferro produce cancelli e recinzioni su misura; del pellettiere che produce borse, cinture, portamonete; del marmista che appronta lastre di marmo per pavimenti domestici o per i cimiteri; del vetraio che fabbrica soprammobili in vetro o specchi; del meccanico che ripara biciclette, moto e automobili; del costruttore edile che fornisce quanto è necessario alla costruzione di una casa, eccetera.

 Due esempi di laboratori artigianali a Venezia: sopra, un laboratorio per la produzione di maschere in cartapesta e, sotto, per la fabbricazione di oggetti in vetro a Murano.

Questi laboratori si trovano generalmente in zone cosiddette industriali (vedi il paragrafo IL PAESAGGIO INDUSTRIALE più avanti) e sono realizzati dentro capannoni, all’interno dei quali ci sono i magazzini per le materie prime, le macchine usate per la lavorazione, il deposito del prodotto finito. Nei laboratori lavorano fino a 15 operai (tra cui quasi sempre il padrone dell’azienda e alcuni familiari): se i lavoratori sono più di 15, l’attività non è più considerata artigianale, bensì industriale.

Un capannone prefabbricato

L’INDUSTRIA

L’industria è nata in Inghilterra nel Settecento con quella che viene chiamata Prima rivoluzione industriale; nell’Ottocento si ebbe la Seconda rivoluzione industriale che diffuse le industrie in Europa e negli Stati Uniti d’America. Nella seconda metà del Novecento l’elettronica e l’informatica hanno portato alla Terza rivoluzione industriale, che è ancora in corso e che si sta sviluppando in nuove direzioni, quali la robotica e l’impiego dei droni.

Interno di una fabbrica della prima rivoluzione industriale

Oggi il lavoro è sempre più automatico, cioè al posto dell’uomo lavorano le macchine: questo fenomeno si chiama automazione.
L’automazione richiede molti soldi e una grande quantità di energia, perché le macchine sono molto costose e sono sempre in funzione. L’automazione, però, presenta diversi vantaggi, perché le macchine lavorano sempre, giorno e notte, non si stancano mai e fanno il loro lavoro sempre allo stesso modo.
Con l’automazione è calato il numero di operai impiegati nelle industrie, in particolare di quelli non qualificati, cioè senza una preparazione professionale specifica; è aumentata, invece, la richiesta di manodopera specializzata, per cui oggi è necessario per lavorare in una fabbrica studiare molto e imparare bene a svolgere un certo lavoro.
 
Una fabbrica di robot in Germania: l’automazione è molto alta

Anche se oggi in tutta Europa sono presenti molte industrie, non possiamo definire il nostro continente tutto industrializzato allo stesso modo. La presenza delle industrie dipende da diversi fattori:
- la disponibilità di fonti di energia e di materie prime
- la possibilità di commercio
- le vicende storiche, che hanno creato regioni più ricche di altre o che, come nel caso dei Paesi a regime comunista, hanno posto lo Stato (e non la proprietà privata) a controllare in maniera rigida la produzione industriale.

Per questo in Europa si possono distinguere due regioni:
- le regioni molto industrializzate, in cui il livello tecnologico è alto (sostanzialmente l’Europa centro-occidentale: Francia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Italia settentrionale)
- le regioni con minore produzione industriale e di più basso livello tecnologico (l’Europa meridionale e l’Europa centro-orientale).

Le industrie sono di tipo molto diverso; le distinzioni che possiamo fare riguardano:
- la produzione
- le dimensioni
- i materiali usati
- le tecniche di produzione.

Per quanto riguarda la produzione delle singole industrie si possono catalogare alcuni tipi principali:

SETTORE INDUSTRIALE
COSA PRODUCE
Industria metallurgica
Metalli di vario tipo (di base e preziosi)
Industria siderurgica
Ferro e leghe con alto contenuto di ferro, tra cui l’acciaio e la ghisa
Industria metalmeccanica
Macchine di vario uso (macchine agricole, macchinari per le industrie, macchine tessili, ecc.)
Industria automobilistica
Veicoli a motore
Industria ferroviaria
Treni e locomotive
Industria navale
Imbarcazioni, navi, transatlantici, yacht
Industria aerea
Aerei e velivoli di vario tipo
Industria elettromeccanica
Macchine elettriche ed elettrodomestici
Industria calzaturiera
Scarpe e calzature di ogni tipo
Industria tessile
Fibre tessili vegetali, animali o artificiali
Industria dell’abbigliamento
Capi d’abbigliamento di qualsiasi tipo
Industria alimentare
Qualsiasi prodotto commestibile trasformato ricavato da agricoltura, zootecnia e pesca
Industria ittica
È il settore dell’industria alimentare che trasforma i prodotti della pesca
Industria del legno e della carta
Prodotti ricavati dalla silvicoltura (legname, mobili, parquet per pavimenti, carta, fiammiferi, ecc.)
Industria editoriale
Giornali, riviste, libri, ecc.
Industria cosmetica
Prodotti per la bellezza e l’estetica, l’erboristeria, la profumeria, l’acconciatura, ecc.
Industria chimica
Composti chimici, plastica, coloranti, colle, vernici, inchiostri, dolcificanti, adesivi, saponi, detersivi, esplosivi, fertilizzanti e molto altro
Industria farmaceutica
È il sotto-settore dell’industria chimica che produce vari tipi di medicine
Industria petrolchimica
È il sotto-settore dell’industria chimica che ottiene prodotti dalla lavorazione del petrolio o dei gas naturali: in particolare le materie plastiche (e gli oggetti in plastica), la gomma sintetica, le fibre tessili sintetiche e i fertilizzanti azotati
Industria petrolifera
Benzina, gasolio, cherosene, nafta, butano, propano, olio per motori, bitume, asfalto
Industria della meccanica di precisione
Orologi, cronografi, macchine fotografiche, apparecchiature mediche, ecc.
Industria delle telecomunicazioni
Telefono, radio, televisione
Industria informatica
Computer, cellulari, tablet, ecc.
Industria aerospaziale
Veicoli aerei che operano nell’atmosfera e nello spazio extra-atmosferico
Industria bellica
Armi di tutti i tipi

Un’industria metallurgica
Industria chimica
Industria petrolifera alle Canarie (Spagna)
Industria cantieristica nel Regno Unito
Industria alimentare in Francia
Industria tessile in Italia
La navicella spaziale Sojuz (qui al Cosmodromo di Baikonur in Kazakistan) è stata progettata dall’industria aerospaziale della Russia
Industria bellica in Germania

Per quanto riguarda le dimensioni si distinguono le grandi industrie dalle medie e piccole industrie.
In Europa ci sono molte grandi industrie, le quali hanno la sede principale (o centrale) in uno Stato e fabbriche anche in altre Nazioni: per questo si chiamano multinazionali. Sono industrie o gruppi di industrie che hanno un enorme giro d’affari, cioè una grande quantità di prodotto venduto (calcolato non in numero di pezzi, bensì in soldi guadagnati); queste grandi industrie danno lavoro a migliaia di dipendenti in Stati diversi, ma la maggior parte dei profitti realizzati va a vantaggio del Paese in cui si trova la sede principale (che di solito è un Paese dell’area più industrializzata).
Le industrie di medie e piccoli dimensioni hanno un numero minore di dipendenti, i loro prodotti hanno una distribuzione più limitata (cioè non vengono venduti in tutto il mondo o in molti Paesi) e si trovano in tutti gli Stati europei.

Un’industria di medie dimensioni (produce caldaie) a Nantes (Francia)

Per quanto riguarda i materiali usati si distinguono gli impianti di base dalle industrie di trasformazione.
Gli impianti di base (presenti negli Stati ricchi di materie prime) sono industrie nelle quali si producono le materie prime utilizzate dalle altre industrie. Sono impianti di base
- le industrie petrolchimiche, che producono materie plastiche in granuli
- i cementifici, che producono cemento dall’argilla e dal calcare
- le raffinerie, che usano il petrolio greggio per produrre benzina, nafta, cherosene
- le siderurgie, che usano i minerali di ferro per produrre lamiere e tubi d’acciaio

Le industrie di trasformazione usano le materie prime prodotte dagli impianti di base, per fare prodotti di qualunque tipo (vedi la tabella precedente).

Per quanto riguarda le tecniche di produzione si distinguono le industrie tradizionali da quelle ad alta tecnologia.
Per industrie tradizionali si intendono quelle industrie che esistono da molto tempo e che producono oggetti entrati ampiamente nella vita quotidiana: le industrie dell’abbigliamento, alimentari, chimiche, meccaniche eccetera sono tutte tradizionali ed usano una tecnologia che esiste da molti anni, anche se ogni tanto bisogna fare dei cambiamenti.
Le industrie ad alta tecnologia sono quelle che usano macchinari nuovi e producono merci nuovissime, per il futuro: i settori aerospaziali, informatico, delle biotecnologie, dei treni ad alta velocità, dei robot, laser, fibre ottiche, satelliti, fanno tutti parte delle industrie ad alta tecnologia.

Industrie nei Paesi Bassi

IL PAESAGGIO INDUSTRIALE

Il paesaggio industriale è caratterizzato fin dalla Prima rivoluzione industriale dalle fabbriche, ossia grandi edifici, dove gli operai svolgono il loro lavoro.
All’inizio le fabbriche sorgevano dovunque ci fosse dello spazio a disposizione, anche all’interno delle città; poi con il tempo si cercò di costruirle vicino ad una miniera di carbone e nei pressi di un fiume, da poter usare per il trasporto di materie prime e merci. In seguito all’invenzione della locomotiva, le ferrovie poterono sostituire le imbarcazioni per lo stesso scopo. Frequentemente attorno alle fabbriche venivano costruite le case degli operai: si formavano così dei quartieri industriali, molte volte piuttosto degradati, là dove da secoli esistevano campi o foreste.

Una città industriale del XIX secolo

Attorno alla metà del XX secolo per i lavoratori delle industrie vennero costruiti dei quartieri operai, spesso fatti di grandi palazzi anonimi e tutti uguali, nelle periferie delle città; raramente i quartieri operai erano armoniosi e dotati di verde e di servizi.

 Il distretto di Partizánske (in Slovacchia) è nato nel 1938-1939 per gli operai che lavoravano
in una locale fabbrica di scarpe

Oggi le abitazioni degli operai e di tutti coloro che lavorano nelle industrie non sorgono necessariamente vicino alle fabbriche, dato che si preferisce abitare in un centro urbano possibilmente tranquillo. Invece per le industrie o per i laboratori artigianali si costruiscono le cosiddette zone industriali, in aree lontane dai centri abitati, formate da lunghe file di capannoni, disposti in serie l’uno accanto all’altro, ognuno con il piazzale per la sosta e la manovra degli autocarri che caricano e scaricano le merci e con il parcheggio per le vetture dei dipendenti. All’esterno di questi capannoni possono esserci delle cisterne per le materie prime e dei tubi metallici per la lavorazione. Il capannone è sempre circondato e protetto da un muro di cinta o da una recinzione metallica.

Zona industriale nella Pianura Padana (Italia)

Diverso è il paesaggio formato dagli impianti di base, che sorgono spesso all’estrema periferia della città o lungo le coste.
L’esterno è visibile da molto lontano, perché è formato da torri metalliche anche molto alte, da cisterne e da depositi, collegati tra loro da fasci di tubi di tutte le dimensioni e molto lunghi. Poiché l’impianto di base funziona a ciclo continuo, 24 ore al giorno, di notte l’esterno viene illuminato da migliaia di lampade, che rendono ancor più evidenti i fumi e i vapori scaricati nell’atmosfera.

Fabbriche in riva alla Senna a Rouen (Francia)

Tutto attorno asfalto e cemento si estendono per chilometri: ci sono le strade che portano negli stabilimenti i camion con le merci e i dipendenti con la propria auto o con i mezzi pubblici, i piazzali per le merci, i depositi, i magazzini, i parcheggi.

In molte parti d’Europa si trovano aree industriali dismesse, cioè che non producono più: a volte esse vengono lasciate in abbandono, con gli edifici cadenti e le tubature arrugginite; altre volte vengono recuperate e trasformate in musei all’aperto, in ricordo di un’attività che ha interessato milioni di individui e che è cambiata enormemente nel giro di qualche decennio.

Industria abbandonata in Sardegna (Italia)

Crespi d’Adda (Lombardia – Italia)
Un esempio di archeologia industriale divenuto patrimonio dell’Unesco

209 - Le attività estrattive



LE ATTIVITÀ ESTRATTIVE

Le attività estrattive ricavano dalla terra i minerali presenti in essa.
In Europa la produzione mineraria è modesta, soprattutto considerando che il nostro continente è molto industrializzato e quindi ha molto bisogno di materie prime.
Sono abbastanza numerose le miniere di ferro, uno dei primi metalli che l’uomo ha imparato a lavorare oltre 3.000 anni fa. Il ferro non è raro, non costa moltissimo, può essere lavorato facilmente, per questo viene utilizzato per ricavarne una grande varietà di prodotti: moltissimi macchinari industriali, le automobili e in generale i mezzi di trasporto, gli elettrodomestici e tantissimi utensili usati ogni giorno sono in ferro o in leghe che contengono ferro (una lega è un materiale ottenuto fondendo un metallo con altri elementi). Tra le leghe principali vi è l’acciaio, una lega di ferro e carbonio molto resistente. In Europa si estrae il 5% del totale mondiale di ferro; i massimi produttori europei sono la Russia, l’Ucraina e la Svezia.

Una famiglia al lavoro in una miniera di ferro sugli Urali nel 1910

Un minerale abbastanza presente in Europa (il 12% della produzione mondiale) è la bauxite, da cui si ricava l’alluminio, un metallo leggero e malleabile che ha moltissimi usi, dai trasporti all’edilizia. La bauxite si trova principalmente in Grecia, in Russia, in Ungheria e in Francia.

Miniera di bauxite in Grecia

In Spagna, in Slovenia e in Finlandia dal cinabro si estrae il mercurio (circa il 25% della produzione mondiale), utilizzato – anche se meno rispetto a qualche tempo fa – in medicina.

Altri minerali presenti in Europa sono:
-          il rame (in Polonia, Finlandia, Portogallo e Regno Unito), utilizzato nell’industria elettrica, elettronica e nella costruzione di macchinari;
-          il piombo (in Bulgaria, Repubblica Ceca e Svezia) molto usato per pile, batterie, rivestimenti, tubature;
-          il cromo, usato nell’industria chimica e in quella metallurgica:
-          il cobalto, un elemento impiegato per leghe usate nei motori di aerei e nell’industria chimica.
In alcuni Paesi europei si trovano anche zinco, argento e manganese.

Le miniere di Rammelsberg a Goslar (Germania): chiuse nel 1988, queste miniere
in cui si estraevano rame, argento e piombo sono ora divenute un Museo e un sito considerato Patrimonio dell’umanità dell’Unesco

In Italia molti giacimenti minerari un tempo produttivi sono oggi esauriti o non più sfruttati, ma è piuttosto attiva l’estrazione dei minerali di cava, cioè sabbia, ghiaia, marmo, granito e altri, impiegati nell’edilizia.

Cava di marmo sulle Alpi Apuane (Italia)

Importante è inoltre un’altra attività estrattiva praticata in alcuni Paesi europei, quali l’Italia, la Spagna e la Francia: quella del sale. Poiché l’acqua marina è salata, se la si mette in vasche poco profonde (le saline) e la si lascia evaporare al sole, sul fondo delle vasche rimane il sale, che viene poi raccolto e raffinato dalle impurità, per avere il cloruro di sodio, cioè il sale da cucina.
 
Le saline di Aigues-Mortes (Francia)

Un discorso a parte va fatto per i combustibili fossili impiegati come fonti di energia, principalmente dalle industrie ma anche dai comuni cittadini: carbone, petrolio e gas. Si tratta di materiali che si sono formati nel sottosuolo in milioni di anni e che perciò sono detti “non rinnovabili”, in quanto prima o poi si esauriranno e per averne ancora dovremmo aspettare… milioni di anni!
Per esempio il carbone (il più presente in Europa) è un combustibile nato in milioni di anni dalla trasformazione di intere foreste che sono state sepolte dai movimenti della crosta terrestre. Il carbone è stato usato soprattutto nel secolo XVIII, quando si è avuta la Prima rivoluzione industriale, che utilizzava la macchina a vapore, la quale funzionava proprio con il carbone.

Miniera di carbone in Inghilterra

Oggi il carbone è presente soprattutto nel sottosuolo del Regno Unito, del Belgio, della Francia, della Germania, della Slesia (la regione tra Polonia e Repubblica Ceca) e dell’Ucraina. Però l’uso del carbone è in diminuzione, perché i giacimenti si stanno esaurendo e anche perché l’estrazione richiede molto lavoro ed è meno redditizia di quella del petrolio.

Macchine per l’estrazione del carbone in una miniera in Germania

Il petrolio è molto usato in Europa, però nel nostro continente non ci sono molte riserve di questo combustibile, perciò, per far fronte alle nostre necessità, siamo costretti a importarlo dai Paesi produttori più vicini, ossia l’Africa del Nord e l’Asia occidentale. Gli unici giacimenti europei di una certa consistenza si trovano sul Mar Caspio e nel Mare del Nord, dove “l’oro nero” (come viene chiamato questo combustibile) viene estratto mediante delle piattaforme galleggianti nell’oceano.

Una piattaforma oceanica nel Mare del Nord

Per estrarre il petrolio da sotto terra si usano potenti macchine trivellatrici, che sono in grado di perforare il terreno e scavare un pozzo, attraverso il quale una pompa fa uscire il petrolio.
Appena estratto è ancora petrolio greggio (cioè non lavorato) e necessita di essere raffinato: con la raffinazione vengono eliminate le sostanze che impediscono l’utilizzo del petrolio come combustibile. Questa operazione si fa o direttamente sul posto, oppure sul luogo di destinazione del greggio: in questo caso il petrolio viene “trasportato” mediante dei grossi tubi, chiamati oleodotti.

Una raffineria di petrolio in Germania, da cui partono i tubi di un oleodotto

Un’altra fonte di energia importante per l’Europa, dato che si trova in diversi Stati del continente, è rappresentata dai gas naturali, tra cui soprattutto il metano. Per il trasporto del gas sono state costruite grandi condutture, chiamate gasdotti, che possono essere collocate sopra o sotto la terra oppure sotto il mare. Il maggior produttore europeo di metano è la Russia (che ne possiede giacimenti soprattutto nella sua parte asiatica); anche l’Italia ha giacimenti di metano, principalmente nel Mar Adriatico e nel Mar Ionio.

Gasdotto in Slovacchia

Il metano è poco inquinante e per questo viene preferito (per il riscaldamento e l’alimentazione dei fornelli da cucina) per essere impiegato nelle industrie e nelle case; carbone e petrolio, invece, creano molti problemi all’uomo e all’ambiente.
Nelle miniere di carbone è alto il rischio di incidenti, spesso mortali, soprattutto nelle miniere sotterranee (ricorda che esistono anche miniere in superficie, dette perciò “a cielo aperto”). Inoltre il lavoro nelle miniere di carbone provoca l’antracosi, una malattia incurabile dovuta all’inalazione (= introduzione nei polmoni attraverso le vie respiratorie) di polvere di carbone. Infine la combustione del carbone è fortemente inquinante, perché libera nell’aria sostanze dannose, che alterano il clima, avvelenano le acque, erodono gli edifici e si depositano nei polmoni, favorendo l’insorgere di malattie come il cancro.

Minatore in una miniera di carbone in Spagna

Anche l’uso del petrolio ha conseguenze negative sull’ambiente: per esempio durante l’estrazione dai giacimenti sottomarini e durante il trasporto mediante le navi petroliere o gli oleodotti si possono verificare incidenti, con perdite di materiale dagli effetti distruttivi.

Inquinamento da fuoriuscita di petrolio da un oleodotto in Russia
(testimonianza fotografica di Greenpeace)

Inoltre la combustione del carbone e del petrolio (e dei loro derivati, come la benzina usata dalle automobili) e la stessa raffinazione del petrolio sono responsabili della presenza nell’atmosfera di numerosi elementi inquinanti.
Per questo nei Paesi più sviluppati si ricorre (o si cerca di ricorrere) a fonti di energia alternative; ma di questo parleremo in una prossima lezione.

208 - La silvicoltura



LA SILVICOLTURA

Da miglia di anni l’uomo utilizza il legno degli alberi per scopi diversi: per il riscaldamento, la cottura dei cibi, l’illuminazione e i lavori artigianali. Da alcuni secoli anche per produrre la cellulosa, che è la materia prima per fare la carta.
 
Monaci medievali intenti a disboscare; i frati benedettini in particolare si distinsero per opere
 di deforestazione in molte parti d’Europa

Per questo gli alberi delle foreste europee sono stati tagliati e ce ne sono sempre meno; ce ne sono ancora soltanto in quelle zone dove è difficile vivere o dove è difficile praticare l’agricoltura, cioè nell’Europa settentrionale e nelle zone di montagna.
Qui molto spesso le foreste non sono spontanee, ma artificiali: l’uomo infatti pianta gli alberi che preferisce, tiene pulito il bosco e, quando gli alberi sono cresciuti, li taglia. Pratica così un’attività che si chiama silvicoltura.

Foresta di conifere in Finlandia

Foresta in Svezia: gli alberi sono distanziati uno dall’altro in modo preciso e questo fa capire
che si tratta di una foresta piantata dall’uomo

Svezia: taglio del bosco

Oggi in Europa la silvicoltura viene praticata in modo attento alle esigenze della natura: il rinnovo delle piante deve tenere conto del tempo giusto, il terreno non deve essere impoverito, bisogna rispettare la biodiversità (= ci devono essere alberi di specie diverse) e così via. La stessa cosa non avviene in altri continenti, dove la silvicoltura viene praticata con sistemi definiti “di rapina”.
In Europa le piante più coltivate sono il pioppo per l’industria della carta, il faggio, il frassino e il noce per l’arredamento.

Pioppeto in Italia

Vicino alle foreste di conifere dell’Europa settentrionale, soprattutto dove c’è un fiume, si costruiscono le fabbriche che producono la cellulosa. Dopo il taglio i tronchi degli alberi vengono trasportati (con camion o a volte con elicotteri) sul fiume, dove vengono riuniti in grande zattere e fatti arrivare alle industrie per fluitazione, cioè galleggiando nell’acqua trasportati dalla corrente. Giunti a destinazione, i tronchi vengono racchiusi dentro grandi recinti a forma di anello.

Tre immagini di fluitazione

Nella fabbrica che lavora il legno (si chiama segheria) ai tronchi viene tolta la corteccia e gli alberi vengono tagliati in tanti pezzetti (chiamati chips), che vengono trattati col vapore, finché si ottiene un impasto detto “pasta di cellulosa”.
La pasta di cellulosa può essere di vari tipi, a seconda del materiale legnoso usato: se ne ricavano, quindi, tipi di carta diversi (da quella più economica, più soggetta all’invecchiamento e all'ingiallimento, che viene usata per i giornali, i cartoni e oggetti vari di uso quotidiano, a quella più pregiata, usata per l’imballaggio alimentare o per le cosiddette “riviste patinate”).

Segheria in Finlandia

Grandi rotoli di carta in una tipografia finlandese

Poiché oggi si consuma molta carta e quindi si distruggono molte foreste, i Paesi sviluppati cercano di limitare il taglio dei boschi con il riciclaggio della carta;  infatti la cellulosa contenuta nella carta può essere riutilizzata per circa il 95% per produrre nuova carta, con grande risparmio di legna e di energia.