LA POPOLAZIONE EUROPEA
Il termine popolazione significa
l’insieme delle persone che vivono in un luogo: un paese, una città, una
regione, uno stato, un continente.
Lo studio della popolazione in un
dato luogo si chiama demografia (dal greco demos = popolo e grafia = scrittura
e quindi descrizione). La demografia studia
- quante persone vivono in un
posto
- quante persone nascono o
muoiono
- quanti sono gli emigrati (=
persone che sono andate a vivere in un altro luogo) e quanti sono gli
immigrati (= le persone che sono venute
a vivere in un luogo)
- qual è l’età delle persone
- il lavoro svolto dalle persone
- le caratteristiche etniche e
culturali delle persone (cioè che lingua parlano, che religione hanno, che usi
e tradizioni seguono, eccetera).
In questa lezione studiamo alcune
caratteristiche della popolazione europea.
L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA IN
EUROPA
L’evoluzione demografica significa
come è cambiata la popolazione per numero. Osserva l’immagine seguente:
Il grafico ci dà alcune
informazioni importanti:
-
negli ultimi 2.000 anni in Europa c’è stato quasi
sempre un aumento (o incremento) della popolazione;
-
solo in due periodi c’è stato un calo (o decremento):
un primo momento tra il 400 e il 600 (cioè tra la fine dell’Età Antica e
l’inizio del Medioevo), quando l’Europa venne invasa dai popoli germanici che
fecero crollare l’Impero romano d’Occidente; un secondo momento nel XIV secolo,
quando le pestilenze (in particolare quella del 1348) provocarono milioni di
morti;
-
l’aumento demografico europeo è stato molto forte a
partire dal 1800, perché la vita è migliorata grazie allo sviluppo industriale
e perché ci sono stati molti progressi in medicina (la mortalità infantile
diminuì e malattie prima mortali vennero curate).
Anche se negli ultimi 100 anni la
popolazione europea è molto aumentata, negli altri continenti la popolazione è
aumentata di più. Perché? Perché oggi gli europei fanno pochi figli, perciò si
dice che la crescita demografica in Europa è una “crescita zero”, cioè il
numero dei bambini che nascono è uguale o inferiore a quello dei morti.
LA DISTRIBUZIONE DELLA
POPOLAZIONE IN EUROPA
Nel 2011 in Europa vivevano
poco più di 800 milioni di persone; poiché l’Europa è grande 10,5 milioni di km²,
significa che la densità media della popolazione è di 76 abitanti per km².
Naturalmente ci sono delle
regioni più abitate e delle regioni meno abitate, o completamente disabitate. Infatti
le persone scelgono, per andarci a vivere,
-
un territorio che facilita la vita (più le pianure e
meno le montagne, oppure più le zone vicine al mare e meno quelle interne,
lontane dal mare);
Il paesino montano di Ernen
(Svizzera)
|
La cittadina di campagna di
Castelfranco Veneto (Italia)
|
-
un territorio con un buon clima (più una zona dal clima
mite e meno una con un clima molto caldo, o molto freddo, o con poche precipitazioni);
Alnö, nella Svezia centrale
|
Santorini, nell’arcipelago
delle Cicladi in Grecia
|
-
un territorio con un alto sviluppo economico (cioè dove
le risorse agricole sono abbondanti o dove le industrie offrono lavoro);
Paesaggio industrializzato
della Ruhr (Germania);
le industrie attirano le persone, perché vi possono trovare lavoro |
La Meseta spagnola: qui
difficilmente le persone vengono per lavorare
|
-
un territorio che è popolato da molti secoli e quindi
ha una lunga storia (se un territorio è abitato da molti secoli, vuol dire che
lì si sta bene; ma alcuni territori che un tempo erano abitati, ora non lo sono
più; vuol dire che qualcosa è cambiato, per esempio il clima, o le condizioni
economiche).
Veduta aerea di Roma (Lazio):
la sua storia millenaria ne fa ancora oggi una grande città
|
Luni (Liguria) è uno dei tanti
casi di città prospere un tempo ed oggi ridotte a rovine storiche
|
Questi 4 fattori spiegano la
distribuzione attuale della popolazione in Europa, che puoi osservare
nell’immagine seguente:
Puoi notare che l’area più
popolata è quella che va dalla Gran Bretagna all’Italia, passando per il Belgio,
l’Olanda, la Francia nord-orientale, la Germania, la Polonia meridionale e la
Boemia (una regione della Repubblica Ceca).
E puoi vedere anche che ci sono
meno abitanti nel Nord europeo (a causa delle temperature più basse), nell’area
compresa tra Mar nero e Mar Caspio (per la forte aridità) e nell’arco alpino
(per la presenza proprio delle Alpi, che sono molto alte).
L’ETÀ DELLE PERSONE
La popolazione di un Paese è
formata da persone di tutte le età: neonati, bambini, ragazzi, adulti, anziani
oltre i 65 anni.
Si chiama classe di età l’insieme di tutte le persone che sono nate nello
stesso anno solare: ad esempio tutti gli adulti (maschi e femmine) nati nel
1980 appartengono alla stessa classe di età.
Si chiama generazione l’insieme delle persone che hanno un’età compresa in un
intervallo di tempo di circa 25 anni, cioè da quando si nasce a quando si è in
grado di generare figli. In Europa questo intervallo è di circa 30 anni, mentre
nei paesi più poveri si abbassa anche sotto i 20 anni, perché qui si generano
figli a un’età inferiore.
Neonati Giovani
|
Adulti
Anziani
|
La categoria dei giovani comprende in generale le
persone dal momento della nascita al compimento dei 18 anni; comprende, cioè, i
neonati, i bambini e gli adolescenti che vanno a scuola e si preparano ad
entrare nel mondo degli adulti (possono cioè per legge votare, guidare
l’automobile, aprire un conto personale in banca, disporre di un’eredità,
sposarsi senza chiedere il permesso ai genitori, ecc.).
Nei Paesi cosiddetti occidentali
(ad esempio quelli che fanno parte del’Unione Europea) il numero dei giovani è
in diminuzione, perché il tasso di fecondità (cioè il numero di bambini che una
donna mette al mondo) è compreso fra 1 e 2. È la cosiddetta crescita zero, di
cui abbiamo già parlato; essa sarebbe ancora maggiore, se non fosse per la
presenza dei cittadini immigrati dal Terzo Mondo, che hanno un tasso di fecondità
superiore (in media più di 3 figli per donna).
Bambini a scuola
La categoria degli adulti è la più numerosa, perché va dai
18 ai 65 anni. Comprende, quindi, quei giovani che studiano all’università, o
che entrano nel mondo del lavoro. Tutti coloro che lavorano, lo fanno fino ai
65 anni (o anche più), quando inizia l’età della pensione.
L’età adulta è quella in cui si
cerca un partner, si forma una famiglia e si fanno dei figli. Nel passato ci si
sposava molto giovani e all’interno della famiglia l’uomo lavorava e la donna
rimaneva a casa ad accudire i figli; oggi ci si sposa ad un’età più avanzata o
non ci si sposa affatto, e sia l’uomo sia la donna normalmente lavorano.
Inoltre sono in aumento le convivenze, cioè i legami tra persone – anche dello stesso sesso – che stanno
insieme senza sposarsi legalmente.
Un operaio lavora in una fabbrica della FIAT in Polonia
La categoria degli anziani (le persone oltre i 65 anni) è
in aumento, perché oggi si vive più a lungo: l’età media di una donna è di 84,6
anni, di un uomo 79,8 [dati 2013]. Questo è dovuto al miglioramento delle
condizioni di vita: le persone hanno un maggiore e migliore accesso al cibo,
hanno più cura per l’igiene personale, possono contare sui continui progressi
medici, che hanno debellato alcune malattie e ridotto la mortalità.
L’aumento della popolazione
anziana crea in certi casi alcuni problemi: gli anziani sono più deboli fisicamente
ed hanno maggiori necessità di cure mediche; spesso hanno bisogno di assistenza
quotidiana e molti figli non riescono a dargliela, perciò si rivolgono a
persone estranee alla famiglia (in Italia si fa largo ricorso a immigrati
provenienti dall’Est europeo o dal Sud America)
oppure a istituti privati (le case di riposo). Gli anziani, inoltre,
ricevono una pensione e molti Stati non hanno i soldi per pagarla a chi ne ha
diritto e vedono perciò aumentare il loro debito pubblico.
Donne anziane in una casa di riposo
La rappresentazione grafica della
popolazione che vive in un luogo (di solito uno Stato) è di due tipi: una volta
in Europa (ma ancor oggi nei Paesi poveri del mondo) era a forma di piramide, perché
i giovani erano più numerosi degli anziani. Lo puoi vedere nel grafico
seguente:
Oggi nei Paesi sviluppati, tra
cui quasi tutti gli Stati europei, è a forma di botte, perché il numero dei
bambini è diminuito, mentre è aumentato quello degli adulti. Lo puoi vedere nel
grafico seguente:
EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE IN
EUROPA
L’Europa fino a pochi decenni fa
era un continente di emigranti, cioè molti europei lasciavano il loro Paese e
andavano a cercar lavoro e a vivere in America, in Asia o in Oceania, dove oggi
vivono i loro discendenti. Per esempio tra il 1881 e il 1981 26 milioni di
italiani partirono verso l’Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti soprattutto,
ma anche verso il Canada e l’Australia.
Una famiglia di emigranti a New York nel 1900
Molti europei si spostarono anche
restando dentro l’Europa (si chiama migrazione interna): dai Paesi più poveri
andarono in quelli più sviluppati e più ricchi, in particolare Francia,
Svizzera, Regno Unito, Belgio e Germania.
In Italia, dalla fine dell’Ottocento
fino agli anni ’60 del Novecento, molti italiano si spostarono dalla campagna e
dalla montagna verso la città o dalle regioni meridionali verso quelle
settentrionali, in particolare verso il cosiddetto triangolo industriale
(Torino – Milano – Genova), dove le industrie in piena espansione richiedevano
manodopera.
Emigranti dell’Italia meridionale arrivano alla Stazione di Porta Nuova
a Torino negli anni ‘60
Oggi l’Europa non è quasi più
terra di emigranti; al contrario è diventata terra di immigrati, cioè di
persone che si trasferiscono nel nostro continente, soprattutto dall’Africa e
dall’Asia. In Germania, Svizzera, Francia e Regno Unito questo fenomeno è
cominciato già negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, mentre in Paesi come
l’Italia è più recente e a volte crea problemi di intolleranza o di razzismo,
che provocano violenze o sfruttamento degli stranieri.
Questo ostacola la realizzazione di
una società multirazziale e multiculturale, che però è un fenomeno che si sta
diffondendo in tutta l’Europa.
Un barcone di migranti africani nel Mar Mediterraneo
Facce di una società multirazziale
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