mercoledì 13 agosto 2014

202 - La popolazione europea (Geografia - L'Europa antropica)



LA POPOLAZIONE EUROPEA

Il termine popolazione significa l’insieme delle persone che vivono in un luogo: un paese, una città, una regione, uno stato, un continente.
Lo studio della popolazione in un dato luogo si chiama demografia (dal greco demos = popolo e grafia = scrittura e quindi descrizione). La demografia studia
- quante persone vivono in un posto
- quante persone nascono o muoiono
- quanti sono gli emigrati (= persone che sono andate a vivere in un altro luogo) e quanti sono gli immigrati  (= le persone che sono venute a vivere in un luogo)
- qual è l’età delle persone
- il lavoro svolto dalle persone
- le caratteristiche etniche e culturali delle persone (cioè che lingua parlano, che religione hanno, che usi e tradizioni seguono, eccetera).

Gente di ogni tipo in una via di Londra

In questa lezione studiamo alcune caratteristiche della popolazione europea.

L’EVOLUZIONE DEMOGRAFICA IN EUROPA

L’evoluzione demografica significa come è cambiata la popolazione per numero. Osserva l’immagine seguente:


Il grafico ci dà alcune informazioni importanti:
-         negli ultimi 2.000 anni in Europa c’è stato quasi sempre un aumento (o incremento) della popolazione;
-         solo in due periodi c’è stato un calo (o decremento): un primo momento tra il 400 e il 600 (cioè tra la fine dell’Età Antica e l’inizio del Medioevo), quando l’Europa venne invasa dai popoli germanici che fecero crollare l’Impero romano d’Occidente; un secondo momento nel XIV secolo, quando le pestilenze (in particolare quella del 1348) provocarono milioni di morti;
-         l’aumento demografico europeo è stato molto forte a partire dal 1800, perché la vita è migliorata grazie allo sviluppo industriale e perché ci sono stati molti progressi in medicina (la mortalità infantile diminuì e malattie prima mortali vennero curate).

Anche se negli ultimi 100 anni la popolazione europea è molto aumentata, negli altri continenti la popolazione è aumentata di più. Perché? Perché oggi gli europei fanno pochi figli, perciò si dice che la crescita demografica in Europa è una “crescita zero”, cioè il numero dei bambini che nascono è uguale o inferiore a quello dei morti.
Oggi la maggior parte delle famiglie hanno 
un solo figlio o due
Oggi il numero delle persone anziane è uguale 
o superiore a quello dei bambini

LA DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE IN EUROPA

Nel 2011 in Europa vivevano poco più di 800 milioni di persone; poiché l’Europa è grande 10,5 milioni di km², significa che la densità media della popolazione è di 76 abitanti per km².
Naturalmente ci sono delle regioni più abitate e delle regioni meno abitate, o completamente disabitate. Infatti le persone scelgono, per andarci a vivere,
-         un territorio che facilita la vita (più le pianure e meno le montagne, oppure più le zone vicine al mare e meno quelle interne, lontane dal mare);

Il paesino montano di Ernen (Svizzera)
La cittadina di campagna di Castelfranco Veneto (Italia)

-         un territorio con un buon clima (più una zona dal clima mite e meno una con un clima molto caldo, o molto freddo, o con poche precipitazioni);

Alnö, nella Svezia centrale
Santorini, nell’arcipelago delle Cicladi in Grecia

-         un territorio con un alto sviluppo economico (cioè dove le risorse agricole sono abbondanti o dove le industrie offrono lavoro);


Paesaggio industrializzato della Ruhr (Germania);
le industrie attirano le persone, perché vi possono trovare lavoro
La Meseta spagnola: qui difficilmente le persone vengono per lavorare

-         un territorio che è popolato da molti secoli e quindi ha una lunga storia (se un territorio è abitato da molti secoli, vuol dire che lì si sta bene; ma alcuni territori che un tempo erano abitati, ora non lo sono più; vuol dire che qualcosa è cambiato, per esempio il clima, o le condizioni economiche).

Veduta aerea di Roma (Lazio): la sua storia millenaria ne fa ancora oggi una grande città
Luni (Liguria) è uno dei tanti casi di città prospere un tempo ed oggi ridotte a rovine storiche

Questi 4 fattori spiegano la distribuzione attuale della popolazione in Europa, che puoi osservare nell’immagine seguente:


Puoi notare che l’area più popolata è quella che va dalla Gran Bretagna all’Italia, passando per il Belgio, l’Olanda, la Francia nord-orientale, la Germania, la Polonia meridionale e la Boemia (una regione della Repubblica Ceca).
E puoi vedere anche che ci sono meno abitanti nel Nord europeo (a causa delle temperature più basse), nell’area compresa tra Mar nero e Mar Caspio (per la forte aridità) e nell’arco alpino (per la presenza proprio delle Alpi, che sono molto alte).

L’ETÀ DELLE PERSONE

La popolazione di un Paese è formata da persone di tutte le età: neonati, bambini, ragazzi, adulti, anziani oltre i 65 anni.
Si chiama classe di età l’insieme di tutte le persone che sono nate nello stesso anno solare: ad esempio tutti gli adulti (maschi e femmine) nati nel 1980 appartengono alla stessa classe di età.
Si chiama generazione l’insieme delle persone che hanno un’età compresa in un intervallo di tempo di circa 25 anni, cioè da quando si nasce a quando si è in grado di generare figli. In Europa questo intervallo è di circa 30 anni, mentre nei paesi più poveri si abbassa anche sotto i 20 anni, perché qui si generano figli a un’età inferiore.

        Neonati                                                            Giovani

Adulti                                                                             Anziani

La categoria dei giovani comprende in generale le persone dal momento della nascita al compimento dei 18 anni; comprende, cioè, i neonati, i bambini e gli adolescenti che vanno a scuola e si preparano ad entrare nel mondo degli adulti (possono cioè per legge votare, guidare l’automobile, aprire un conto personale in banca, disporre di un’eredità, sposarsi senza chiedere il permesso ai genitori, ecc.).
Nei Paesi cosiddetti occidentali (ad esempio quelli che fanno parte del’Unione Europea) il numero dei giovani è in diminuzione, perché il tasso di fecondità (cioè il numero di bambini che una donna mette al mondo) è compreso fra 1 e 2. È la cosiddetta crescita zero, di cui abbiamo già parlato; essa sarebbe ancora maggiore, se non fosse per la presenza dei cittadini immigrati dal Terzo Mondo, che hanno un tasso di fecondità superiore (in media più di 3 figli per donna).

Bambini a scuola

La categoria degli adulti è la più numerosa, perché va dai 18 ai 65 anni. Comprende, quindi, quei giovani che studiano all’università, o che entrano nel mondo del lavoro. Tutti coloro che lavorano, lo fanno fino ai 65 anni (o anche più), quando inizia l’età della pensione.
L’età adulta è quella in cui si cerca un partner, si forma una famiglia e si fanno dei figli. Nel passato ci si sposava molto giovani e all’interno della famiglia l’uomo lavorava e la donna rimaneva a casa ad accudire i figli; oggi ci si sposa ad un’età più avanzata o non ci si sposa affatto, e sia l’uomo sia la donna normalmente lavorano. Inoltre sono in aumento le convivenze, cioè i legami  tra persone – anche dello stesso sesso – che stanno insieme senza sposarsi legalmente.

Un operaio lavora in una fabbrica della FIAT in Polonia

La categoria degli anziani (le persone oltre i 65 anni) è in aumento, perché oggi si vive più a lungo: l’età media di una donna è di 84,6 anni, di un uomo 79,8 [dati 2013]. Questo è dovuto al miglioramento delle condizioni di vita: le persone hanno un maggiore e migliore accesso al cibo, hanno più cura per l’igiene personale, possono contare sui continui progressi medici, che hanno debellato alcune malattie e ridotto la mortalità.
L’aumento della popolazione anziana crea in certi casi alcuni problemi: gli anziani sono più deboli fisicamente ed hanno maggiori necessità di cure mediche; spesso hanno bisogno di assistenza quotidiana e molti figli non riescono a dargliela, perciò si rivolgono a persone estranee alla famiglia (in Italia si fa largo ricorso a immigrati provenienti dall’Est europeo o dal Sud America)  oppure a istituti privati (le case di riposo). Gli anziani, inoltre, ricevono una pensione e molti Stati non hanno i soldi per pagarla a chi ne ha diritto e vedono perciò aumentare il loro debito pubblico.

Donne anziane in una casa di riposo

La rappresentazione grafica della popolazione che vive in un luogo (di solito uno Stato) è di due tipi: una volta in Europa (ma ancor oggi nei Paesi poveri del mondo) era a forma di piramide, perché i giovani erano più numerosi degli anziani. Lo puoi vedere nel grafico seguente:


Oggi nei Paesi sviluppati, tra cui quasi tutti gli Stati europei, è a forma di botte, perché il numero dei bambini è diminuito, mentre è aumentato quello degli adulti. Lo puoi vedere nel grafico seguente:


EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE IN EUROPA

L’Europa fino a pochi decenni fa era un continente di emigranti, cioè molti europei lasciavano il loro Paese e andavano a cercar lavoro e a vivere in America, in Asia o in Oceania, dove oggi vivono i loro discendenti. Per esempio tra il 1881 e il 1981 26 milioni di italiani partirono verso l’Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti soprattutto, ma anche verso il Canada e l’Australia.

Una famiglia di emigranti a New York nel 1900

Molti europei si spostarono anche restando dentro l’Europa (si chiama migrazione interna): dai Paesi più poveri andarono in quelli più sviluppati e più ricchi, in particolare Francia, Svizzera, Regno Unito, Belgio e Germania.
In Italia, dalla fine dell’Ottocento fino agli anni ’60 del Novecento, molti italiano si spostarono dalla campagna e dalla montagna verso la città o dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali, in particolare verso il cosiddetto triangolo industriale (Torino – Milano – Genova), dove le industrie in piena espansione richiedevano manodopera.

Emigranti dell’Italia meridionale arrivano alla Stazione di Porta Nuova a Torino negli anni ‘60

Oggi l’Europa non è quasi più terra di emigranti; al contrario è diventata terra di immigrati, cioè di persone che si trasferiscono nel nostro continente, soprattutto dall’Africa e dall’Asia. In Germania, Svizzera, Francia e Regno Unito questo fenomeno è cominciato già negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, mentre in Paesi come l’Italia è più recente e a volte crea problemi di intolleranza o di razzismo, che provocano violenze o sfruttamento degli stranieri.
Questo ostacola la realizzazione di una società multirazziale e multiculturale, che però è un fenomeno che si sta diffondendo in tutta l’Europa.

Un barcone di migranti africani nel Mar Mediterraneo

Facce di una società multirazziale

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